Una Luna di Saturno come la Terra di 4 miliardi di anni fa: condizioni di vita primordiale
Più o meno la situazione in cui si trovava la Terra quasi 4 miliardi di anni fa. Questa l’attuale condizione della sesta Luna di Saturno: Encelado. Nella profondità del suo oceano, nascosto a oltre quattro chilometri dalla sua superficie, sono presenti sorgenti geotermali con idrogeno molecolare che potrebbero innescare primordiali forme di vita.
E’ lo scenario suggerito dall’articolo pubblicato su Science sullo studio fatto su Encelado e «ricorda quanto è avvenuto sulla Terra nelle cosiddette lost city», è stato il commento a caldo di Daniela Billi, astrobiologa dell’università di Roma Tor Vergata: «più meno -continua- strutture simili a quelle individuate negli sfiatatoi idrotermali scoperti nel 2000 in fondo al Pacifico e subito individuati come luoghi ideali per l’origine della vita».
Questo il succo dell’attesissimo annuncio fatto dalla Nasa riguardo le ultime scoperte alla ricerca della vita nel nostro Sistema solare.
Attività idrotermale significa energia, energia chimica. Ed energia significa possibilità, ribadiamolo e sottolineiamolo bene, possibilità di vita.
Ci risiamo, ormai la Nasa ci sta abituando ad annunci-show. E dopo quello sulla scoperta del sistema planetario Trappist-1, l’Ente spaziale americano ha confermato la presenza di veri e propri oceani d’acqua sotto la superficie ghiacciata di alcuni satelliti del Sistema Solare. In particolare Europa, luna di Giove, ma anche Encelado, satellite di Saturno. La speranza che molti nutrono è quella che questi corpi celesti possano ospitare forme di vita, possibilmente anche forme di vita complessa.
L’INCONTRO
La NASA ha illustrato i nuovi risultati partendo dai dati della sonda Cassini e da quelli forniti dal telescopio spaziale Hubble. Queste nuove scoperte sono servite anche ad informare il pubblico circa la futura missione Europa Clipper, il cui lancio è previsto nel 2020.
(Un mosaico di foto di Encelado dalle immagini riprese da Cassini)
LA MISSIONE CASSINI
Come già detto a svelare l’arcano è stata la sonda Cassini che si è letteralmente tuffata in uno dei pennacchi dei vapori dei geyser che si trovano essenzialmente al Polo Sud della luna del secondo pianeta più grande del Sistema Solare. Quasi due anni fa, era l’ottobre del 2015, e ad oltre un miliardo di chilometri dal nostro pianeta, Cassini ha effettuato quello che in gergo viene definito un flyby, il ventunesimo per la precisione, un sorvolo del satellite a distanza ravvicinata. Obiettivo della missione il tuffo in uno dei pennacchi di geyser per comprenderne consistenza e composizione chimica. Per carpire i dati, la sonda era scesa a soli 49 km dalla superficie sfiorando uno di questi pennacchi e rimanendovi al suo interno per oltre un minuto, il tempo necessario per fornire allo spettrometro di massa della sonda, l’Inms (Ion and Neutral Mass Spectrometer) le indicazioni inerenti la presenza di acqua (H2O), anidride carbonica (CO2) e idrogeno molecolare (H2). E oggi, a quasi due anni di distanza, abbiamo risposte fondamentali su una delle tante lune del Signore degli anelli, la sesta per dimensioni, con un diametro di circa 500 km.
(Nello schema della Nasa, l’attività geotermale su Encelado)
GLI SCIENZIATIAL SUMMIT
Al summit, in gran parte, ricercatori della missione Cassini come Thomas Zurbuchen; Jim Green (direttore della Divisione Scienze planetarie); Mary Voytek (astrobiologia); Linda Spilker (del Jpl tra le coordinatrici della missione Cassini); Hunter Waite (responsabile del sistema Inms, Ion e Neutral Mass Spectrometer); Chris Glein e William Sparks (astronomo dell’Istituto Space Telescope Science a Baltimora). In scaletta c’era anche la studio degli esopianeti fuori del Sistema Solare i cui misteri potranno essere svelati dai futuri telescopi spaziali come il James Webb che verrà messo in orbita nell’ottobre del 2018.
(Le dimensioni dello specchio di Hubble a confronto del telescopio spaziale Webb, fonte Wikipedia)
LA MISSIONE EUROPA CLIPPER
Non solo Encelado, ad interessare la Nasa c’è anche un’altra Luna. ovvero Europa, uno dei circa 70 satelliti del gigante del Sistema Solare: Giove. Anche qui, su Europa, si nasconde un altro grande oceano da cui si attendono altre affascinanti sorprese. A cercare di far luce su questo ennesimo mistero sarà la sonda Europa Clipper il cui lancio è previsto fra tre anni.
enzo.vitale@ilmessaggero.it
su Twitter @enzotvitale
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