Battiato,dai videoclip al Perduto amor

ASCOLI – E’ un mostro sacro della canzone d’autore. E’ un personaggio senza dubbio particolare ma che dimostra tanta sensibilità e disponibilità. E’ lontano dallo stereotipo del vip e, al contrario di molti suoi ”colleghi”, parla ben volentieri delle cose di ogni giorno. Franco Battiato si confessa, illustra a ruota libera la sua arte a 360 gradi e lo fa con passione. Ha un legame particolare con le Marche e proprio nella nostra regione, allo Sferisterio di  Macerata il prossimo 27 giugno, presenterà il concerto inaugurale del suo tour. Libri, pittura, arte, musica e ora anche un film.

Ma fra un po’ non è che vorrà intraprendere un volo verso Marte?

«No, no. Ho i piedi ben saldi su  questa Terra -risponde parlando del suo primo film dal titolo Perduto amor, in programmazione questi giorni-. E’ una pellicola in cui descrivo la formazione di un giovane siciliano negli anni del boom economico. Uno ”spaccato” del nostro paese in quel periodo, a cavallo tra il ’50 e il ’60».

Una esigenza di un artista poliedrico come lei quella di affrontare anche l’avventura cinematografica?

«A dire il vero la cosa mi è stata proposta. Simona Benzakein, responsabile della Warner Bros Europa, avendo seguito il mio percorso musicale mi ha spronato a intraprendere questa ”singolare” esperienza».

Prima di Perduto Amor aveva mai avuto esperienze nel settore?

«No, fino a questo momento avevo girato e inventato i miei videoclip. La differenza tra questi e un lavoro cinematografico è enorme, ma suggestiva. Oltretutto mi sono anche divertito molto».

Quanta è durata la preparazione del film?

«Fra la storia, il girato e la stesura finale circa un anno. Un periodo giusto credo».

E ora che succederà, tenterà il bis… «A differenza di un mio collega (Ligabue, ndr) che aveva promesso che non avrebbe mai girato un secondo film, io non ho problemi a confessare che ne realizzerò un altro ».

Ma allora ci ha preso gusto…

«Perchè no, non mi sembra certo un peccato».

Torniamo a Perduto amor, qual è il messaggio del film?

«La storia è un pretesto. E’ immagine, invenzione. Pensi ad Hitchcok che da un elemento realizzava una filosofia. Per quanto mi riguarda ho solo messo sulla pellicola la mia visione del mondo».

La storia di Ettore, il protagonista, è un po’ la sua?

«Siamo partiti da un soggetto pretestuoso. Io e Manlio Sgalambro (cosceneggiatore del film, ndr) abbiamo scritto una storia per un film ”balletto”. Il protagonista, un ”cavaliere inesistente” condivide con quelli che  definisco stereotipi di comodo, l ’ incontro con lo straordinario. Ma la vera protagonista è la macchina da presa ».

Lei è un personaggio solare, del Mediterraneo…ma cosa ci faceva tra i ghiacci con il capitano Shackleton?

«Capisco il riferimento alla mia canzone sull’album Gommalacca e le rispondo volentieri. Confesso di essere un curioso. Anche in quella circostanza ho voluto ”esplorare” mondi diversi, lontani. Ho voluto ancora una volta dare un senso alla ricerca. Alla scoperta dell’interiorità».

Il suo primo disco è uscito nel 1965 e si intitolava L’amore è partito. Ora, dopo 38 anni, ha realizzato un film dal titolo Perduto amor.Ma lei, alla fine, questo amore  lo ha  trovato?

«L’amore è un valore universale. L’ho trovato, ma anche perso e poi l’ho ritrovato ancora. Credo che la ricerca non finisca mai »

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dal 1986 al 1989 a Il Tempo e dal 1990 al 2022 a Il Messaggero, ora collaboratore presso Ultimabozza.it
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