Exomars, Schiaparelli si schianta su Marte
Il dialogo non ha funzionato. I contatti tra il computer di bordo e i sensori della sonda Schiaparelli non sono andati come dovevano e quindi la sonda dell’Esa si è rovinosamente schiantata sulla superficie di Marte. Sotto accusa il periodo di funzionamento dei motori per l’atterraggio e quello dei paracadute. Il silenzio che arriva da oltre 80 milioni di chilometri da noi non lascia certo ben sperare sulla sorte del lander Schiaparelli. Probabilmente, vista la velocità (le prime stime dicono circa 70 metri al secondo, ovvero cioè 254 Km/h), il lander è malamente caduto sulla superficie del Pianeta Rosso. Ad ogni modo la mole dei dati è talmente ridondante che per avere una risposta certa sul destino della sonda Esa potrebbero volerci settimane. «L’operazione è riuscita, ma il paziente è morto», i più critici già muovono le prime critiche soprattutto dopo le dichiarazioni altisonanti che parlano ancora di «grande successo della missione».
LE ULTIME PAROLE FAMOSE
«Schiaparelli è su Marte, ma per capire se è integro è in corso un’analisi dei dati raccolti». Lo aveva detto Davide Parker, direttore delle Esplorazioni robotiche dell’Agenzia spaziale europea alla conferenza stampa svoltasi al centro di controllo di Darmastadt, in Germania, alla quale avevano partecipato anche Jan Woerner, direttore generale, e l’italiano Andrea Accomazzo, capo delle Operazioni Planetarie dell’Esa e, nella quale, non era mancato un certo imbarazzo. «I propulsori per rallentare la discesa su Marte -aveva detto proprio quest’ultimo- hanno funzionato per almeno 3 o 4 secondi, meno del previsto. Comunque è troppo presto per sapere cosa non è andato bene perché potrebbe essere stata colpa del paracadute, o qualcosa sui propulsori, o qualcos’altro ancora che non conosciamo. Abbiamo da analizzare 600 megabyte di dati ottenuti da analizzare in questi giorni per capire cos’è successo in dettaglio». Ma, a questo punto, il destino della sonda Esa appare segnato e il De Profundis è già stato intonato.
IL CAPO DELLE OPERAZIONI ESA: «ECCO COSA E’ ACCADUTO»
L’ipotesi peggiore sulla sorte del lander Schiaparelli riguarda proprio l’esito dell’atterraggio su Marte: il mancato funzionamento dei motori di atterraggio o di uno dei paracadute potrebbero aver contribuito ad un impatto violento con la superficie del Pianeta Rosso danneggiando così irrimediabilmente la sonda Esa. «Lo scudo termico ha funzionato perfettamente come tutta la fase dell’ingresso nell’atmosfera di Marte -ha detto ancora Andrea Accomazzo, capo delle Operazioni Planetarie dell’Esa-, si è comportato come ci aspettavamo. Dopo questa prima fase è stato dispiegato il paracadute sotto i dieci chilometri di quota, però dopo questa fase la sonda si è comportata in una maniera diversa da ciò che ci aspettavamo. Il distacco del paracadute dalla sonda è avvenuto in un tempo diverso da quello che noi avevamo programmato, circa 50 secondi prima. Ciò potrebbe significare che il paracadute potrebbe essere stato rilasciato a una quota più alta di quanto programmato, ma questo ancora non lo sappiamo per certo. Dopo questa operazone -continua Accomazzo-, Schiaparelli doveva accendere i retrorazzi per affrontare l’ultimo chilometro e rallentare la discesa sul suolo marziano. I retrorazzi sono stati accesi solo per tre secondi, un tempo troppo breve. Questi due elementi: il rilascio del paracadute e il tempo breve dell’accensione dei retrorazzi potrebbero spiegare cosa è successo e noi siamo in possesso di tutti i dati ingegneristici per capire il caso. Tra un paio di giorni saremo in grado di ricostruire le decisioni del computer di bordo. Per capire invece il perchè il computer ha preso queste decisioni -conclude lo scienziato italiano- o perchè i sensori di Schiaparelli hanno fornito delle informazioni non corrette al computer di bordo ci vorrà molto più tempo».
I RISULTATI DELLA SONDA NASA
Anche i passaggi sulla zona di atterraggio di Schiaparelli effettuati dalla sonda della Nasa Mro (Mars Reconnaissance Orbiter) non hanno svelato l’arcano e nella sede operativa dell’Esa si stanno ancora analizzando pure gli altri dati, quelli inviati dalla sonda madre, Tgo (Trace Gas Orbiter), che «funziona perfettamente e ha registrato tutto», è stato il commento di Paolo Ferri, responsabile delle operazioni di volo delle missioni dell’Agenzia Spaziale Europea. «In queste ore ha aggiunto -è in corso l’analisi della telemetria, ossia di tutti i parametri relativi alla posizione e alle condizioni del veicolo. La conclusione dell’analisi è attesa in mattinata e al momento i dati portano a stabilire che non è stato un problema di comunicazioni».
ESA E NASA, LE DIFFERENZE
La speranza delle prossime ore è quella di riuscire a spiegare cos’è successo. La missione Exomars rappresenta un test fondamentale per imparare ad atterrare su Marte. Del resto il miliardo e mezzo speso per la missione ha permeso all’Esa di avvalersi della sua tecnologia, molto diversa da quella usata dagli Usa, punta a sviluppare la sua industria aerospaziale. A ciò va anche aggiunto che Marte non è mai stato un pianeta facile: i russi hanno fallito gli otto tentativi di “ammartaggio” e solamente la Nasa è riuscita a centrare l’obiettivo sette volte su otto.
BATTISTON (ASI): «MISSIONE RIUSCITA»
«Per la quantità e qualità di dati che stiamo ricevendo, Exomars è una missione riuscita. L’Europa ha un suo satellite nell’orbita di Marte». Queste le parole del presidente dell’Asi Roberto Battiston. «Il Trace gas orbiter è perfettamente in orbita e operativo, e quindi in grado di monitorare e trasmetterci i dati sulla composizione dell’atmosfera marziana; il lander Schiaparelli, che era un test, a quanto sembra ha eseguito tutte le manovre previste fino a pochi secondi dal contatto con il suolo, come l’apertura del paracadute, lo sganciamento dello scudo termico e l’accensione dei razzi di frenata – ha concluso il numero uno dell’Agenzia spaziale italiana-. Ci mancano i dati sugli ultimi secondi sui quali i tecnici stanno lavorando. Complessivamente siamo incoraggiati a proseguire il lavoro per Exomars 2020». Dunque si va avanti, mentre la missione di Schiaparelli sembra essere naufragata sul suolo marziano, quella di TGO prosegue e la sua orbita intorno al Pianeta Rosso e durerà ancora per altri anni. Oggettivamente un mezzo successo, singolare affermare il contrario.
LA NASA CERCA DI FOTOGRAFARE SCHIAPARELLI
Sul caso Schiaparelli indaga anche la Nasa. Dopo aver cercato di catturare il segnale della sonda Esa, il Mars Reconnaissance Orbiter americano proverà a fotografarlo. «Dal canto nostro -ha detto Paolo Ferri, direttore delle operazioni di volo dell’Esa-, continueremo a fare più tentativi per stabilire le comunicazioni,prima che le batterie della sonda cessino di esistere». In parole più semplici per un massimo di dieci giorni. «Se nei prossimi giorni -ha concluso- si arriverà a una conclusione non ambigua, per esempio che Schiaparelli si è
rotto, smetteremo di cercare; se invece questa conclusione non arriverà continueremo a cercare».
IL SUMMIT DI DICEMBRE DELL’ESA
Intanto per il prossimo mese di dicembre è stato programmato dall’Esa il Consiglio ministeriale. Sarà l’occasione per decidere e valutare le spese per i prossimi anni. Al vaglio del Consiglio il prolungamento della partecipazione alla stazione spaziale internazionale, la ISS, oltre il 2020 con il limite del 2024 (Roscosmos e Nasa). Si dovrà anche decidere sullo stanziamento di ulteriorii 300 milioni di euro per la seconda parte della missione ExoMars e anche sulla missione Juice (Jupiter Icy Moon Explorer), il progetto di esplorazione di Ganimede, una delle Lune più interessanti di Giove.
NEI GUAI ANCHE JUNO, LA SONDA DELLA NASA
Se all’Esa i musi lunghi abbondano, alla Nasa la situazione non appare molto diversa. Per l’Agenzia spaziale americana i crucci arrivano da Juno, la sonda che sta sorvolando il pianeta Giove. Sembra che la cattiva sorte da Marte abbia raggunto anche il gigante gassoso in quanto il mezzo della Nasa è andato in avaria costringendo il computer ad una operazione di reset e quindi ad entrare in modalità di emergenza. Gli ingegneri Usa, però, sono riusciti a risolvere il problema ma la raccolta dati è procrastinatata all’11 dicembre prossimo, quando Juno inizierà ufficialmente la sua campagna scientifica.
enzo.vitale@ilmessaggero.it
Su Twitter @enzotvitale
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