Rispunta Philae, si era addormentato sulla cometa

Si era accasciato al riparo di una roccia. Non aveva più energia, aveva perso ogni speranza e l’unico suo pensiero, se pensiero si può chiamare quello di una macchina, era morire con la consapevolezza di giacere a centinaia di migliaia di chilometri dal luogo della sua creazione: la Terra.
Ma ha dovuto fare i conti con gli occhi robotici di Osiris, l’apparecchiatura a bordo della sonda Rosetta, che alla fine lo ha individuato seminascosto e incastrato in una crepa sulla superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko.

Philae era ormai considerato perso visto che non dava più segnali di sè da mesi. Era atterrato sulla superficie della cometa lo scorso 2 novembre 2014. Insomma gli stessi scienziati della Nasa non ci speravano davvero più, l’avevano dato per spacciato. Ma il suo profilo non è sfuggito alla fotocamera OSIRIS, installata su Rosetta che attualemnte si trova a una distanza di pochissimi chilometri dalla superficie della 67/p.

«Con ancora appena un mese scarso di missione davanti a noi, siamo felicissimi di essere finalmente riusciti ad avere un’immagine di Philae, e di vederlo a un livello di dettagli sorprendente», ha detto Cecilia Tubiana del team della missione, la prima persona che ha visto il profilo di Philae durante il download delle foto.

«È una notizia meravigliosa, anche perché», sottolinea il project scientist di Rosetta Matt Taylor, dell’ESA, «significa finalmente avere le informazioni che ci mancavano per inquadrare nel giusto contesto, ora che sappiamo di quale terreno si trattava, i dati raccolti dal lander durante i tre giorni di operazioni scientifiche».


(I particolari e la posizione del lander Philae ripresi dalla fotocamera Osiris a bordo della sonda Rosetta Immagini Esa)

L’ultimo avvistamento del lander c’era stato all’impatto con Agilkia, il primo punto d’approdo, poi Philae aveva compiuto una serie di rimbalzi ed era rimasto in volo le successive due ore concludendo la sua discesa in un luogo chiamato Abydos, situato sul lobo più piccolo della cometa. La fatica era stata davvero tanta e, dopo tre giorni, esaurita la carica della batteria principale, il giovinotto era andato in letargo. Il contatto si è avuto solo dopo sei mesi, nel giugno del 2015 quando le sue batterie, grazie all’avvicinamento della cometa al Sole, si erano ricaricate.

«È una scoperta notevole, che giunge al termine di una ricerca lunga e minuziosa. Ormai stavamo per dare Philae per perso. È incredibile essere riusciti a catturare queste immagini proprio all’ultimo momento», commenta il mission manager di Rosetta Patrick Martin, dell’ESA, riferendosi al fatto che fra meno d’un mese anche la sonda scenderà sulla superficie della cometa. Il prossimo 30 settembre, infatti, Rosetta intraprenderà la sua missione finale, un viaggio a senso unico per studiare 67P da vicino, compresi i pozzi aperti individuati nella regione Ma’at, dove si spera di poter compiere osservazioni in grado d’aiutarci a svelare i segreti della struttura interna della cometa.


(La sequenza dell’atterragio di Philae sulla cometa 67/P, immagini Esa)

Il primo atterraggio della storia su una cometa (nella foto all’orario italiano va aggiunta un’ora e mezza) era avvenuto nel novembre di due anni fa. Un impatto e poi una serie di pericolosi rimbalzi avevano caratterizzato questo “accometaggio”, non proprio morbido. Ma alla fine Philae si era ancorato saldamente con i propri arpioni in un luogo scosceso dell’oggetto celeste.

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dal 1986 al 1989 a Il Tempo e dal 1990 al 2022 a Il Messaggero, ora collaboratore presso Ultimabozza.it
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