Roma, Planetario chiuso da due anni: un blitz per rivedere le stelle
«Lavori di adeguamento per la prevenzione degli incendi».
Con questa motivazione due anni fa il Planetario di Roma ha chiuso i battenti per la terza volta nella sua vita.
A dire il vero la sua esistenza è stata sempre abbastanza travagliata anche quando si trovava nella storica sede di piazza Esedra, nella cosiddetta Sala Ottagona delle Terme di Diocleziano.
Ma nel 2014 fu garantito che i lavori, al massimo, sarebbero durati fino al 2016. Praticamente da due anni la città di Roma è orfana, unica in Europa, di una struttura così importante come il Planetario.
E per far ricordare le promesse fatte a suo tempo, martedì 26 in piazza Agnelli, i fautori del gruppo Facebook Riapriamo il Planetario di Roma organizzano una performance davvero singolare.
«Quella di martedì 26 è’ l’occasione giusta per ricordare a tutti che da due anni il Planetario è chiuso -si legge nelle note del post-, e che tutto questo tempo è passato del tutto inutilmente anzi, provocando nuovi danni alla struttura. Dalle 15 in poi siete tutti invitati a partecipare al blitz a cui prenderà parte anche l’artista Iginio De Luca!». E poi una richiesta: «Portate con voi una candela bianca».
UN PO’ DI STORIA
La voce era un po’ rauca. A volte quasi fastidiosa. Siamo intorno alla fine degli anni ’70 e Renato Cialdea, docente di Fisica alla facoltà di Geologia a La Sapienza, mi appariva come quel professore che spiegava il funzionamento del becco di Bunsen nel libro I Ragazzi della via Pal di Frenc Molnar. Ogni lezione iniziava così, con la musica di Mozart. Le luci si spegnevano…..
Disteso sulla poltrona, insieme ad altri studenti, visitatori ed appassionati, assistevamo al lento calo del buio nella sala. A poco a poco cominciavano a sorgere le prime stelle. Poi Cialdea continuava la sua spiegazione e sulla cupola apparivano le costellazioni, i pianeti, le galassie e le magnificenze dell’Universo. Uno spettacolo che non ho mai dimenticato: una specie di sogno ad occhi aperti.
Era il tempo in cui il Planetario stava in piazza Esedra, nella cosiddetta Sala Ottagona delle Terme di Diocleziano.
LO ZEISS DONATO DALLA GERMANIA
Quello di Roma è stato uno dei primi e più grandi planetari del mondo. Lo strumento che poi proiettava il cielo stellato sulla cupola era una cosa dell’altro mondo. Anzi era cosa della Germania. Fu donato all’Italia dopo la fine della prima guerra mondiale a parziale risarcimento dei danni dovuti al conflitto.
Si trattava di un magnifico strumento di proiezione della Zeiss (esposto ora all’ingresso del Nuovo Planetario di Roma, ahimè, come già detto, chiuso) di oltre 2 metri di altezza. Un vero gioiello dell’ottica con cui era possibile, attraverso una miriade di lenti, proiettori,5000 fori stetoscopici e meccanismi vari proiettare sulla volta dell’edificio i movimenti di stelle, pianeti e oggetti celesti.
DA MUSSOLINI ALLA PRIMA CHIUSURA
Dal 1928 (anno in cui fu inaugurato alla presenza di Mussolini), al 1973 il Planetario (nella sede di piazza Esedra) ha svolto egregiamente il suo ruolo di divulgazione dell’astronomia, poi con la crisi di quegli anni si preferì utilizzare il plesso di piazza Esedra come cinema. Poi, grazie allo sforzo di volontari e università, tornò sulla scena ma nel 1980 la Soprintendenza ritenne opportuno restaurare la sala della Minerva destinandola a sala espositiva. E così dopo una storia travagliata il Planetario fu smontato (era il 1985), messo in casse, consegnato all’Università La Sapienza e depositato presso l’Osservatorio di Monteporzio Catone.
NUOVA VITA DAL 2000
Agi inizi del nuovo millennio La Sapienza, attraverso un comodato d’uso, ha consegnato le casse contenenti l’antico strumento al Comune di Roma, che lo ha rimontato e posto in bella mostra all’ingresso del nuovo Planetario nella sede dell’Eur (Palazzo della Civiltà Romana) che è rimasto in funzione fino al 2014. Del caso se ne occuparono in molti, soprattutto un mio collega e amico, Franco Foresta Martin, i cui servizi si possono leggere qui
Una curiosità: tutti i modelli Zeiss che sono stati installati nei Planetari del mondo sono scomparsi, l’unico superstite è quello di Roma.
L’ASSESSORE BORGNA E LO SCOOP DEL MESSAGGERO
Nell’aprile del 2004 mi occupai nuovamente del Planetario grazie al transito di Venere sul Sole, un evento astronomico che si ripete due volte distanza di 8 anni (gli ultimi nel 2004 e 2012 appunto) e quindi occorre attendere ben 105 o 120 anni per la successiva coppia di passaggi. Il prossimo avverrà nel 2117. Quindi, dicevo, mi occupai del Planetario grazie a questo evento celeste. Chiamai l’allora assessore Gianni Borgna (scomparso poi nel febbraio del 2014) per chiedergli quale iniziative avrebbe preso il Comune in quei giorni relativamente al transito di Venere. Tra una notizia e l’altra mi annunciò anche la riapertura, dopo anni, del Planetario raccomandandosi di non divulgare la notizia. Non mi pareva un segreto di stato e fu una delle notizie che ancora ricordo con piacere di quell’anno, precisamente il 4 maggio del 2004.
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