Scoperto l’esopianeta più vicino alla Terra: è a soli 21 anni luce nella costellazione di Cassiopea
Sembrava che con la scoperta di Kepler 452b dovevamo aspettare ancora molto prima di trovarci davanti a un altro cugino della Terra. E invece a pochi giorni dall’annuncio della Nasa, ecco che l’Europa, anzi, l’Italia, cala il suo asso.
Ora potremo ammirare anche ad occhio nudo la piccola stella della costellazione di Cassiopea che contiene un mini sistema planetario formato da 4 pianeti.
La scoperta è stata fatta da un team dell’Inaf (Istituto nazionale di astrofisica) che attraverso il telescopio nazionale Galileo, installato sulla sommità dell’isola di San Miguel de La Palma alle Canarie, ha individuato nei cieli dell’emisfero boreale un pianeta dalle caratteristiche rocciose. Orbita intorno ad una stella della costellazione di Cassiopea in soli tre giorni. Il suo nome è HD 219134, mentre al pianeta è stata aggiunta la lettera b, ovvero HD 219134b.
«Il merito va al nostro “osservatore dei cieli” -ha detto Emilio Molinari, direttore del Telescopio nazionale Galileo-, nell’ambito di un programma di ricerca di pianeti rocciosi, simili alla Terra, condotto con il miglior cacciatore di pianeti attualmente disponibile a Terra, Harps-N, montato appunto sul nostro strumento ottico. Questo risultato è di grande soddisfazione e ci ripaga della scommessa di aver scelto di investire risorse in uno strumento all’avanguardia nella ricerca di pianeti extrasolari».
LE CARATTERISTICHE
Ma vediamo quali sono le caratteristiche di questo ennesimo cugino della nostra amata Terra. Innanzitutto è ospitato in un sistema di altri tre pianeti di una stella nana K, di quinta magnitudine, (quindi visibile nel cielo notturno ad ad occhio nudo) molto simile al Sole ma più piccola e più fredda, che si trova a soli 21 anni-luce da noi. Il suo periodo orbitale dura appena tre giorni che rende la sua temperatura incandescente. E’ un po’ più grande del nostro pianeta e molto più piccolo di Urano e Nettuno.
MICELA DELL’OSSERVATORIO DI PALERMO
«E’ il pianeta roccioso confermato più vicino a noi, il che spalanca prospettive emozionanti per studiarne l’atmosfera in un prossimo futuro -ha invece spiegato Giusi Micela, direttore dell’Osservatorio Astronomico di Palermo dell’INAF e membro del team che ha portato a questo risultato, ora in via di pubblicazione della rivista Astronomy & Astrophysics a primo nome di Ati Motalebi, ricercatrice dell’Osservatorio di Ginevra, che ha coordinato per questa ricerca il consorzio internazionale.
LA RICERCA
«Il nuovo mondo, chiamato HD 219134b -si legge nel comunicato dell’Inaf-, è stato infatti scoperto grazie ad HARPS-N, il “cacciatore di pianeti”, uno strumento spettroscopico montato sul Telescopio Galileo (Tng) nell’isola di La Palma alle Canarie. HARPS-N è stato sviluppato e installato da una vasta collaborazione internazionale che include partner italiani assieme all’osservatorio di Ginevra, un consorzio di Università Inglesi e al Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics (Usa)».
GLI ALTRI TRE PIANETI
Ma come già detto il sistema di HD 219134 ospita altri tre pianeti. Uno ha 2.7 masse terresti e un’orbita di 6.8 giorni di periodo, un altro di dimensioni nettuniane di 9 masse terrestri e 47 giorni di periodo e, infine un pianeta gigante (62 masse terrestri, circa due terzi del nostro Saturno) molto più distante, con ben tre anni di periodo orbitale.
SEMPRE PIU’ VICINA UN’ALTRA TERRA
«E’ un risultato senza precedenti. E’ il pianeta più vicino a noi roccioso, con caratteristiche molto simili a quelli della Terra. Appena abbiamo avuto la conferma della scoperta ho pensato: ecco, abbiamo la sceneggiatura perfetta per il prossimo film di Spielberg» dice Giampaolo Piotto, dell’Università di Padova, membro del team che ha portato a questa scoperta, che aggiunge «E’ un pianeta incandescente, non ospitale alla vita, ma quello che è più importante è che è ormai chiaro che ci stiamo avvicinando sempre più alla individuazione di un pianeta analogo alla Terra. Non ci siamo ancora, ma con l’Ente spaziale europeo, l’Esa, stiamo costruendo un satellite (Plato) che sicuramente raggiungerà lo scopo. Ci vorranno ancora dieci anni, ma alla fine siamo certi troveremo un’altra Terra, probabilmente vicina a noi…».
Insomma non ci resta che guardare in direzione di Cassiopea e sognare.
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